Bitcoin: che cosa sono e come funzionano? 1

Logo del bitcoin

“Bitcoin: ne sai qualcosa?”. Quando tre persone ti fanno la stessa domanda nel giro di pochi giorni significa che l’interesse per l’argomento sta crescendo in maniera esponenziale, un po’ come il prezzo del bitcoin nel corso del 2017.

BITCOIN: UN NOME, UN PROGRAMMA

Bit, unità di misura in informatica, e coin, moneta. Già nel nome sono contenuti gli aspetti fondamentali del bitcoin: una moneta virtuale (“criptovaluta” come viene anche definita), intangibile, creata tramite computer e scambiata con transazioni digitali che non prevedono alcuno scambio fisico. Il termine “bitcoin”, nome proprio della prima moneta virtuale creata, viene ormai comunemente impiegato per descrivere ogni tipo di moneta elettronica, sebbene ciascuna di queste abbia una propria specifica denominazione (Ethereum, Litecoin, Ripple, ecc.). Per convenzione, Bitcoin con la B maiuscola identifica la tecnologia sottostante, mentre bitcoin è il nome della specifica moneta virtuale.

Il bitcoin nasce nel 2009 dall’idea di un anonimo inventore conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Nel 2016, l’australiano Craig Steven Wright ha dichiarato pubblicamente di essere l’inventore del bitcoin, ma su questa auto proclamazione sussistono ad oggi diverse perplessità (l’Economist ha dedicato un articolo all’argomento).

LA RETE CONTROLLA TUTTO

Non c’è una banca centrale o un ente pubblico che emette e che controlla il bitcoin: il sistema si basa interamente sulla rete informatica, sui sistemi di crittografia e sul concetto di blockchain (letteralmente “catena di blocchi di informazione”). L’assunto di base è piuttosto semplice: collegare e condividere in una rete informatica molto vasta ogni informazione relativa ad ogni singola unità di bitcoin, in modo tale da creare un autocontrollo “democratico” del sistema talmente diffuso da non poter mai essere messo in difficoltà dall’azione di eventuali malintenzionati. Ad oggi, la rete informatica che gestisce il bitcoin ha una capacità di calcolo superiore a quella che si potrebbe ottenere unendo i 500 supercomputer più evoluti esistenti al mondo: un limite che sembra sufficiente a scongiurare qualsiasi tentativo di violazione, anche da parte di stati o altre organizzazioni estremamente potenti. La rete stessa tiene traccia di tutte le operazioni compiute sulle criptovalute, consentendo di monitorare in tempo reale la distribuzione ed il possesso di moneta virtuale.

Chi emette bitcoin? La protagonista è sempre la rete, ovvero potenzialmente chiunque. Ognuno può decidere infatti  di diventare un miner (minatore), come vengono definiti i partecipanti che mettono a disposizione le proprie risorse informatiche per contribuire alla potenza di calcolo globale necessaria a generare nuovi bitcoin. Anche se detto così sembra molto semplice, va ricordato che servono apparecchiature molto potenti per avere un minimo ritorno economico: il normale computer di casa sarebbe in grado di compiere soltanto una parte infinitesimale del lavoro globale (si stima che in una settimana a pieno regime, un pc domestico potrebbe generare 0,00007 bitcoin: al valore attuale, circa 90 centesimi di euro).

QUANTI BITCOIN ESISTONO?

Quanti bitcoin esistono? Ad oggi, sono in circolazione circa 17 milioni di bitcoin. E’ già previsto, nell’algoritmo che regola la creazione di questa criptovaluta, che al mondo potranno esserci al massimo 21 milioni di bitcoin, e si calcola che questo numero verrà raggiunto nel 2140. Il perché è presto detto: le regole informatiche che gestiscono il mining prevedono che la difficoltà di creazione di nuovi bitcoin (ovvero la complessità dei calcoli informatici necessari per minare un nuovo blocco),  aumenti in maniera esponenziale nel tempo, riducendo di conseguenza l’aumento di bitcoin disponibili a parità di tempo impiegato. In questo salta all’occhio una profonda differenza con le monete reali, per le quali sono le Banche Centrali a decidere di volta in volta la quantità di denaro in circolazione in funzione dello stato di salute dell’economia. Ad esempio, sappiamo che in questi anni sono state messe in atto diverse operazioni di quantitative easing, ovvero immissione di nuova moneta in circolazione per favorire l’incremento degli scambi commerciali e per cercare così di “rimettere in moto” il ciclo economico depresso dopo la crisi del 2008.

Il numero predefinito di bitcoin in circolazione potrà creare un “effetto rarità” sul mercato? Certamente non è da escludere, e probabilmente questo elemento è uno dei fattori alla base dell’aumento di prezzo della criptovaluta. Al proposito, va però sottolineato che, al giorno d’oggi, si calcola che il 40% di tutti i bitcoin circolanti sia in mano a soli 1000 soggetti: una concentrazione che, potenzialmente, mette a rischio la normale evoluzione della quotazione. E’ evidente, infatti, che qualora uno o più di questi soggetti decidessero di immettere sul mercato i loro bitcoin, potrebbero causarne in breve tempo una svalutazione significativa, soprattutto se non ci fosse una quantità di acquirenti in grado di “assorbire” una tale massa di valuta in vendita. Inoltre, bisogna tener presente che i bitcoin non sono considerati, ad oggi, uno strumento di investimento, per cui i negoziatori di tale criptovaluta non devono sottostare alle regole di trasparenza imposte ai mercati di scambi organizzati di strumenti finanziari. Si può ipotizzare, quindi, che eventuali movimenti sul mercato vengano preventivamente concordati tra diversi soggetti possessori di grandi quantità di bitcoin, amplificando in tal modo gli effetti delle loro manovre (in gergo, i grandi possessori di bitcoin vengono infatti definiti whales, ovvero “balene”, per rappresentare le loro dimensioni sul mercato delle criptovalute). Non per niente, i bitcoin stanno attraendo l’attenzione dei gestori di alcuni hedge funds, i fondi di investimento speculativi diventati famosi in passato per la capacità di ottenere grandi performance (e in alcuni casi grandi perdite) operando in maniera aggressiva su uno specifico tema di investimento. La quotazione di future ed opzioni, cioè strumenti finanziari derivati legati ai bitcoin (di cui parlerò tra breve), potrebbe alimentare in maniera radicale queste opportunità di manovra.

IL FUTURE SUI BITCOIN: ADESSO TUTTI POSSONO COMPRARLI… O VENDERLI.

Per porre almeno in parte rimedio ai rischi derivanti dalla totale assenza di regolamentazione, di recente si è presa la decisione di realizzare un future (strumento finanziario derivato, il cui prezzo dipende cioè da un altro bene) collegato proprio all’andamento del bitcoin. Questo future è stato quotato oggi sulla più grande Borsa di futures al mondo, il CBOE di Chicago, e l’interesse è stato tale da mandare in tilt il sistema informatico di negoziazione per diverso tempo. La presenza di uno strumento quotato su un mercato regolamentato impone di adottare le regole di controllo in vigore per tutti gli strumenti analoghi, e molti analisti confidano che questo possa servire a “calmierare” l’andamento dei prezzi che, in queste ultime settimane, ha tutte le sembianze di una bolla speculativa (ovvero, di un valore cresciuto oltre ogni limite senza una reale ragione). Ad esempio, per i futures sono previsti dei limiti di oscillazione istantanea e giornaliera dei prezzi.

Per molti è necessario adottare al più presto una regolamentazione per le criptovalute anche per questioni etiche e morali, dato che ad oggi i bitcoin ed i loro simili rappresentano un invitante strumento per scambiare ricchezze derivanti da traffici illeciti o attività criminose, in assenza quasi totale di controllo degli scambi (sebbene gli stessi siano tutti registrati nel sistema, infatti, fino ad oggi non si ha notizia di verifiche significative effettuate). Stesso discorso vale per le questioni fiscali, dato che non esiste alcun sistema di norme in grado di regolamentare il controllo e l’imposizione fiscale sugli scambi di cryptocurrencies, i cui guadagni sono attualmente esentasse.

PREZZO DEI BITCOIN: FINE DELLA CORSA?

Tornando a parlare della quotazione del future, c’è un ulteriore elemento da sottolineare. Per la prima volta, infatti, da oggi è possibile decidere di puntare anche “al ribasso” sul bitcoin, dato che i futures possono essere venduti “allo scoperto”(cioè senza possederli, con l’obiettivo di ricomprarli in un momento successivo ad un prezzo più basso): in sostanza, è la scelta fatta da chi stima che il prezzo di un bene debba scendere rispetto alla quotazione attuale. Se ci pensate, non è una cosa da poco: qualcuno, infatti, potrebbe decidere di voler mettere alla prova le “balene”, iniziando a “spingere” le quotazioni verso il basso per costringerle a vendere i bitcoin prima che tutti i guadagni virtuali realizzati fino ad oggi possano andare in fumo. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di qualche soggetto (che deve ovviamente possedere robuste risorse economiche) desideroso di entrare in possesso di bitcoin ma ad un prezzo inferiore all’attuale. Non sarebbe la prima volta che accade una cosa del genere, e credo che sia opportuno avere in mente questa eventualità nel momento in cui si decide di voler esplorare il mondo dei bitcoin.

PER SAPERNE DI PIU’ SUI BITCOIN: IL SITO UFFICIALE

L’argomento bitcoin è vastissimo, e certamente non basta questo articolo per esaminare tutte le questioni ad esso correlate. Io ho voluto darvi un quadro d’insieme della criptovaluta dal punto di vista finanziario. Se invece siete interessati agli aspetti tecnici, potete visitare il sito ufficiale del bitcoin per saperne di più. In particolare, date uno sguardo alla pagina delle cose da sapere, in cui vengono sintetizzati pro e contro della famosa criptovaluta.

     

Se ti è piaciuto, condividi! Grazie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Un commento su “Bitcoin: che cosa sono e come funzionano?