“I Titoli sono soggetti alle clausole di azione collettiva (Cacs)” recita il prospetto informativo di un Btp. Una frase breve e all’apparenza innocua, che basta però per smontare in buona parte una delle poche certezze in cui gli italiani confidavano, cioè la scelta dei titoli di stato come forma di investimento sicura e priva di rischi nascosti.
Che cosa sono, in definitiva, queste Clausole di azione collettiva, più comunemente dette Cac (o Cacs, all’inglese)? Sono una sorta di autorizzazione concessa all’emittente – lo Stato – per modificare i termini e le condizioni di un titolo di stato, con l’avallo di una percentuale qualificata dei detentori del titolo stesso. Come dice il nome, le modifiche, se approvate, diverranno valide per l’intera collettività degli investitori, anche per coloro che hanno votato contro il provvedimento e che non avranno possibilità di rifiutare.
PERCHE’ ESISTONO LE CLAUSOLE DI AZIONE COLLETTIVA?
Tutti i titoli di stato europei emessi a partire dal 1° gennaio 2013 ed aventi scadenza superiore all’anno devono obbligatoriamente prevedere l’adozione delle Cacs. Lo hanno stabilito i 17 Paesi dell’Unione Europea con la stesura del Trattato di Istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), promosso per iniziativa di Germania e Francia a partire dal 2010 come una soluzione alla crisi finanziaria che attanagliava diversi Paesi europei in quel periodo. Le Cacs hanno trovato applicazione per la prima volta in Europa nel 2012, in occasione della ristrutturazione dei Titoli di stato della Grecia che causò perdite superiori al 50% per i detentori del debito pubblico ellenico.
COME FUNZIONANO LE CACS?
Quali sono i potenziali effetti dell’applicazione delle Cac ad un Titolo di stato italiano? Sono previste diverse possibilità di intervento, di seguito riassumo quelle più rilevanti:
- posticipo della data di scadenza: direi che non c’è bisogno di spiegare nulla;
- sostituzione con altri titoli aventi caratteristiche differenti: anche qui, mi pare piuttosto chiaro che cosa potrebbe accadere;
- differimento del pagamento delle cedole;
- haircut delle cedole e del valore nominale del titolo: è possibile decurtare il valore del titolo e/o delle cedole (ad esempio, potrebbero dirti che il Btp che hai acquistato per 10.000 euro di valore nominale adesso ne vale soltanto 7.000, perché gli altri 3.000 servono per ripianare le finanze statali…);
- modifica della valuta di pagamento di cedole e rimborsi: un provvedimento più fastidioso rispetto alla mera proroga della scadenza. Infatti in questo caso il titolo mantiene la scadenza originaria, ma viene rimborsato magari dopo mesi, o anni; così, ad esempio, il titolo potrebbe essere già scaduto (e quindi tu non lo potresti più vendere), ma per vedere i tuoi soldi dovresti attendere parecchio tempo…
- cambio del metodo di calcolo delle cedole: ad esempio sostituendo l’indice al quale sono legate le cedole delle obbligazioni a tasso variabile;
- modifica della valuta con la quale avverranno i rimborsi: e qui a molti verrà in mente lo spettro del ritorno alla lira, ma è un discorso che merita un approfondimento a parte…
CHE COSA POSSO FARE PER EVITARE LE CACS?
A questo punto, dovrebbe essere chiaro che il Btp non è più il porto sicuro per eccellenza degli investimenti come si riteneva in passato. Non c’è motivo di farsi prendere dal panico, ma è bene tenere conto di quanto detto nel momento in cui si valuta l’ipotesi di sottoscrivere (o di detenere in portafoglio) un titolo di stato di una nazione europea. Con il passare del tempo ed il susseguirsi delle scadenze, inoltre, è sempre maggiore il numero di titoli di stato emessi dopo il 1° gennaio 2013 e dunque sottoposti alle Cacs, per cui è sempre più difficile poter acquistare emissioni che non prevedano questi vincoli:
Infine, bisogna considerare che il piano di Quantitative Easing promosso dalla Bce sta determinando significativi acquisti di titoli di stato da parte di investitori istituzionali (tipicamente le banche centrali dei singoli paesi). Qualora dovesse verificarsi una situazione di difficoltà finanziaria per uno stato dell’Unione Europea, che porti a valutare l’adozione delle Clausole di azione collettiva, è molto probabile che gli investitori istituzionali esprimeranno un voto favorevole, dato che da tale voto dipenderà la loro stessa sopravvivenza economica. In tal modo, i piccoli risparmiatori avranno poca voce in capitolo, e dovranno forzatamente adeguarsi a quanto verrà definito in sede di accordo tra l’emittente e la maggior parte dei detentori dei titoli di stato.