Torno oggi a parlare di Tfr e di previdenza complementare, per evidenziare un aspetto della questione piuttosto rilevante, eppure spesso trascurato dagli interessati (come ho avuto modo di rilevare chiacchierando con alcuni clienti). Mi riferisco al grado di sicurezza associato alle varie alternative disponibili per l’investimento del denaro accantonato dal lavoratore per il proprio Trattamento di Fine Rapporto.
LA PERFORMANCE E’ IMPORTANTE, MA…
Nella scelta della destinazione del Tfr, spesso si è portati a concentrare la propria attenzione sul tema del rendimento, cercando di individuare la soluzione migliore da questo punto di vista. Certamente si tratta di un aspetto importante, e la recente relazione annuale della Covip ha evidenziato la capacità dei fondi pensione di generare performance interessanti (praticamente sempre superiori alla rivalutazione del Tfr), come si può leggere nella tabella sottostante.
Eppure, a mio modo di vedere, la performance è soltanto uno degli aspetti da considerare, e nemmeno il più importante.
SICUREZZA INNANZITUTTO
L’attuale normativa in tema di Tfr prevede che il lavoratore dipendente possa decidere se aderire ad un fondo pensione, oppure se “mantenere il Tfr in azienda”. Se si sceglie questa soluzione, in realtà, bisogna verificare se l’azienda per la quale si lavora ha più o meno di 50 dipendenti. Nel primo caso il cumulo del Tfr verrà conferito al Fondo di Tesoreria istituito presso l’Inps (ovvero i soldi del Tfr verranno affidati all’Inps con il compito di gestirli), mentre per aziende con meno di 50 dipendenti sarà l’azienda stessa ad occuparsi della gestione del denaro accantonato, che dovrà essere evidenziato in una apposita voce di bilancio.
Proprio l’aspetto appena citato rappresenta, a mio giudizio, l’elemento cruciale che deve far riflettere il lavoratore nella sua scelta di destinazione del Tfr. Qual è il grado di sicurezza che le diverse soluzioni offrono in merito alla restituzione futura di quanto duramente guadagnato nel tempo con il proprio lavoro?
I fondi pensione (sia quelli negoziali di categoria, sia quelli proposti da banche ed assicurazioni) sono solitamente amministrati da società operative nel settore degli investimenti e della finanza, con strutture ed organizzazioni stabili e con regole molto rigide soprattutto per quanto attiene alla separatezza del patrimonio degli investitori da quello della società. In altre parole, il denaro versato dai lavoratori viene tutelato e non può essere intaccato nemmeno in casi di difficoltà finanziarie del gestore. Il pagamento di quanto dovuto al momento della pensione (o in altre circostanze previste dalla normativa) avviene a cura del gestore in tempi rapidi, a semplice richiesta dell’aderente, senza alcun intervento necessario da parte del datore di lavoro.
TFR IN AZIENDA: QUALI RISCHI SI CORRONO?
Nel caso del Fondo di Tesoreria dell’Inps, invece, le cose sono un po’ più complesse. Innanzitutto, per il Fondo di Tesoreria non è espressamente prevista la separazione del patrimonio, dato che tutti i soldi versati nel fondo vengono depositati su un conto corrente aperto presso la Tesoreria statale e “gestito” all’Inps. Al momento di pagare la prestazione, inoltre, è il datore di lavoro a dover anticipare l’intera somma al lavoratore, per poi portare a credito tale cifra nei confronti dell’Inps nei mesi successivi.
Che cosa accade, però, se il datore di lavoro non dispone della somma, o non ha debiti da compensare con l’Inps? In questo caso si rischia seriamente di finire in un iter burocratico lungo e complesso per far valere i propri diritti, che in certi casi può anche risolversi in perdite di parte del capitale spettante se vengono scoperte irregolarità fiscali o dichiarative del datore di lavoro (ad esempio dichiarazioni false relative all’accantonamento del Tfr). E non lo dico io, purtroppo ce lo raccontano esperienze di lavoratori beffati, come si può leggere qui.
TUTTE LE UOVA NELLO STESSO PANIERE?
Infine, in presenza di aziende con meno di 50 dipendenti, la questione è altrettanto delicata, dato che tutto è basato sulla fiducia nella correttezza del proprio datore di lavoro (o, per meglio dire, della sua amministrazione).
Lasciare il Tfr in azienda significa in questo caso concentrare i rischi, dato che il reddito attuale e la pensione futura vengono affidati alla stessa entità. Sono tantissime le piccole imprese che utilizzano il denaro del Tfr per la gestione delle spese correnti, non preoccupandosi di accantonarlo in maniera “fisica” ma limitandosi a compilare la relativa voce nel bilancio annuale. Al momento di liquidare un dipendente, se tali aziende non sono in grado di reperire il denaro spettante, sarà il lavoratore stesso a dover mettere in mora il proprio datore di lavoro, con spreco di tempo e denaro in cause legali più o meno complesse, e con l’improvvisa mancanza di un capitale sul quale magari si era fatto affidamento per vari impegni di spesa. Senza trascurare l’ipotesi di fallimento o di liquidazione dell’azienda, caso in cui ogni dipendente – anche chi è ancora lontano dall’età pensionabile – rischia di veder svanire nel nulla il Tfr accantonato fino a quel momento.
Sono sicuro che questi argomenti sono sufficienti a far riflettere con molta attenzione sull’opportunità di “mettere al sicuro” un capitale che, non dimentichiamolo, è di nostra proprietà, e che rappresenta oltretutto una parte importante del reddito futuro, quando non ci sarà più uno stipendio a coprire il fabbisogno delle spese quotidiane.
CAMBIARE SI PUO’, E QUALCHE VOLTA SI DOVREBBE.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che la normativa attuale sulla previdenza complementare prevede interessanti agevolazioni di carattere fiscale per chi sceglie di versare il Tfr ad un fondo pensione (approfondirò presto il tema in un nuovo articolo): ulteriore incentivo da tener presente al momento di effettuare la scelta per la destinazione del Tfr. Tra l’altro, è bene sottolineare che l’adesione ad un fondo pensione può essere fatta dal lavoratore in qualsiasi momento, anche se in precedenza egli aveva optato per mantenere il Tfr in azienda.
IMPORTANTE! Se fino ad oggi il tuo datore di lavoro non ti ha offerto la possibilità di conferire il Tfr ad un fondo pensione, fammelo sapere. Lo contatterò io personalmente, per informarlo sui vantaggi che la legge riserva anche a lui e sui motivi per cui dovrebbe mettere a disposizione dei suoi dipendenti un fondo pensione.
Come sempre, sono a tua disposizione se vuoi approfondire il tema o se hai bisogno di chiarimenti sulla normativa previdenziale e sulla soluzione più adatta alle tue esigenze per la previdenza complementare. Lascia un commento qui sotto o scrivimi a info@capireperinvestire.it, sarò lieto di aiutarti.