Pensione: una questione per giovani…

Pensione-integrativa

Sono le fasce più giovani della popolazione italiana a dover pensare in maniera più attenta e convinta alla pensione: sembra un controsenso, eppure è davvero così. Vediamo il perché.

Pensare alla pensione per un giovane non significa certo ambire ad ottenere un sussidio statale alla sua età, ma vuol dire piuttosto adottare le opportune misure finanziarie per evitare di trovarsi, una volta raggiunta l’età pensionabile, a fare i conti con una rendita del tutto insufficiente che non gli consentirà di soddisfare le sue esigenze di vita.

Si parla, in finanza, di gap previdenziale per indicare la differenza tra il reddito annuo conseguito da un lavoratore negli ultimi anni della propria carriera professionale ed il valore della pensione che percepirà una volta in quiescenza. E’ possibile effettuare delle stime per calcolare questo gap, ed è ovvio che un divario significativo mette a rischio la capacità di un individuo di far fronte alle spese che si troverà ad affrontare, sia quelle cosiddette “comprimibili” sia, soprattutto, quelle definite “incomprimibili”, ovvero alle quali non si può rinunciare senza patirne effetti negativi (ad esempio alimenti, spese mediche, costi di gestione della casa di proprietà, tasse varie, ecc.).

Fare affidamento sul sistema pensionistico pubblico italiano (Inps), al giorno d’oggi, sembra un azzardo. I numeri dell’Istituto sono impietosi: gli ultimi dati previsionali di bilancio (febbraio 2016) parlano di un deficit finanziario per l’anno corrente di circa 3 miliardi, con la possibilità di arrivare ben presto all’azzeramento dell’attivo patrimoniale. Guardando al futuro prossimo, le cose sembrano andare anche peggio: lo stesso presidente Tito Boeri ha ipotizzato per l’Inps un passivo finanziario di 56 miliardi di euro entro pochi anni (leggi la nota Ansa). La causa principale di questo fenomeno è da ricercarsi nella struttura demografica dell’Italia (come di molti altri stati): aumenta il numero degli anziani, e si riduce quello dei “contributori”, cioè di coloro che sono in età lavorativa ed hanno un lavoro e stanno quindi versando soldi oggi, consentendo all’Inps di pagare le attuali pensioni. Ma chi pagherà le loro pensioni domani?

MEGLIO PENSARCI IN TEMPO

Sembra dunque saggio organizzarsi e pensare a forme di previdenza complementari, e certamente è meglio farlo quando si è giovani. E’ ovvio infatti che, prima si affronta la questione, minori sono le risorse che si devono dedicare a questo progetto, avendo a disposizione un periodo più lungo per ottenere i risultati che ci si prefigge.

Una notizia positiva, in tutto questo, c’è. Per incentivare le persone a riflettere sull’opportunità di costruirsi una pensione integrativa, infatti, sono previsti sgravi fiscali piuttosto interessanti, che rendono immediatamente meno “oneroso” l’impegno economico e che inducono a preferire strumenti finanziari creati apposta per queste esigenze ad altri che possono essere dei “surrogati” ma che non godono di tali agevolazioni.

VANTAGGI FISCALI PER CHI SCEGLIE LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Di seguito, un dettaglio dei principali benefici fiscali garantiti dagli strumenti di previdenza complementare (i cosiddetti secondo e terzo pilastro):

  • deducibilità dei premi versati fino ad un importo di 5.164 euro annui: vale a dire che su ciò che viene destinato alle forme previdenziali non si paga l’Irpef né le addizionali comunali e regionali (ricordo che l’attuale scaglione minimo Irpef è pari al 23%);
  • tassazione agevolata sui rendimenti maturati dal fondo pensione (attualmente al 20% anziché 26%, con l’eccezione degli strumenti finanziari che beneficiano dell’imposizione al 12,5%);
  • tassazione agevolata al momento della percezione della rendita, che viene tassata da un massimo del 15% ad un minimo del 9%, e solo per la parte che è stata in precedenza dedotta (nulla è dovuto per il capitale rimanente).
  • contribuzione da parte del datore di lavoro, che integra i versamenti del dipendente con ulteriori versamenti (purché in presenza di: 1) rapporto di lavoro dipendente e 2) un fondo di categoria o una adesione collettiva ad un fondo pensione aperto)

In sostanza, chiunque può aderire ad una forma di previdenza complementare. E’ anche possibile effettuare versamenti per i familiari a carico, beneficiando della deduzione fiscale sopra citata: è una soluzione molto interessante ad esempio per i genitori che vogliono “aiutare” i figli che non si sono ancora inseriti nel mondo del lavoro.

Il riscatto dei versamenti effettuati a favore della previdenza complementare, come è ovvio, tende ad essere “vincolato” all’età pensionabile. Tuttavia, vi sono alcune situazioni nelle quali è possibile rientrare in possesso, in tutto o in parte, del capitale versato, ad esempio per necessità legate all’acquisto della casa o a spese mediche importanti, o in occasione di cambi di lavoro o di periodi di inoccupazione. Tali anticipazioni, che avvengono sempre con una fiscalità agevolata, si possono eventualmente “reintegrare” nel tempo, recuperando in buona parte i benefici fiscali riservati alle forme pensionistiche.

STIMARE LA PROPRIA PENSIONE FUTURA

Purtroppo, la sensibilità degli italiani verso la questione pensione è ancora a livelli troppo bassi. Una recente indagine condotta da GfK (“Osservatorio sul risparmio delle famiglie italiane” edizione autunno 2016) ha rivelato che il 58% del campione considerato si è dichiarato preoccupato per il proprio tenore di vita al momento della pensione, eppure addirittura il 39% preferisce non pensarci oggi. Tra chi si pone il problema, invece, le soluzioni individuate sono molteplici, ma solo il 7% si affida agli appositi strumenti di previdenza complementare.

Un ultimo dato dell’indagine può fornire lo spunto per maturare la decisione di occuparsi della propria situazione pensionistica. Infatti, dallo studio emerge che appena un italiano su 5 conosce la stima della sua pensione futura. Scoprire l’importo del proprio reddito quando si andrà in pensione – solitamente inferiore a quanto ci si attende – sarà utile a farci prendere coscienza che è necessario agire oggi per garantirci anche al momento del ritiro dal mondo del lavoro un flusso di denaro adeguato alle nostre esigenze.

     

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