Il paese di Cuccagna, in letteratura, è un luogo ideale nel quale il benessere, l’abbondanza e il piacere sono alla portata di tutti. Nessuno degli abitanti ha preoccupazioni economiche, ci sono risorse illimitate per tutti.
GLI ITALIANI TRA DESIDERI E AMARA REALTA’
Recenti ricerche di mercato suggeriscono che per molti italiani il paese di Cuccagna sembra esistere davvero, e li attende sotto forma di pensione dorata. Ad esempio, un recente sondaggio promosso da Progetica e Moneyfarm dimostra che la fiducia degli italiani nella pensione pubblica futura non è stata minimamente scalfita nemmeno dalle ultime vicende legate al Covid, con tutti gli effetti finanziari ad esse correlati (debito fuori controllo, rischio di recessione, finanze pubbliche sotto pressione, ecc.).
L’elemento più preoccupante che emerge dall’indagine di Progetica, da un punto di vista finanziario, è l’enorme distanza tra la percezione che si ha della previdenza pubblica e la realtà delle cose.
Diversi sono i fattori degni di essere presi in considerazione.
Prendi, ad esempio, il quando andare in pensione. Soltanto il 18% degli intervistati ha una idea chiara di quando potrà smettere di lavorare. Addirittura il 76% dei lavoratori, invece, confida di poter smettere di lavorare molto prima dell’età consentita dalla normativa. Il 32% degli intervistati dovrà infatti lavorare 5 anni in più di quanto si immagina, il 26% tra 6 e 10 anni in più, ed il 18% addirittura oltre 10 anni in più rispetto alle proprie aspettative.
Non meno importante è la questione che riguarda il “quanto”, cioè l’importo della rendita pensionistica. Praticamente tutti vorrebbero ottenere, una volta in pensione, un assegno ben superiore a quello che, nella realtà, spetterà loro in funzione della loro situazione contributiva. Chi guadagna 1.000 € ne vorrebbe oltre 1.700 di pensione, chi oggi guadagna 3.000 € ne vorrebbe il 20% in più, ovvero 3.620. È oltremodo preoccupante, guardando questi numeri, il fatto che le maggiori disparità si registrino tra i redditi di fascia bassa. Se questi sono i desideri, le aspettative sono più moderate, ma comunque disallineate rispetto ai numeri reali. Nella maggior parte dei casi, infatti, gli italiani ritengono che la loro pensione pubblica corrisponderà all’incirca all’importo dell’ultimo reddito percepito. Insomma, per gli italiani la pensione è tutt’altro che una preoccupazione rilevante.
Purtroppo, i dati emersi dall’indagine sono ben lontani da ciò che il futuro riserva a chi andrà in pensione nei prossimi decenni. Le aspettative sono distorte da una visione miope che si basa sulla situazione attuale. Non una, ma tante ancore mentali che impediscono ogni valutazione oggettiva e razionale.
Vedendo le pensioni degli anziani di oggi regolarmente e generosamente pagate, si ritiene che lo Stato potrà mantenere questo impegno anche a favore dei pensionati futuri, e che l’importo sarà più che sufficiente a garantire il tenore di vita a cui si è abituati.
Dal mio punto di vista, è fondamentale allontanarsi da queste errate convinzioni al più presto, se non vuoi rimanere profondamente deluso al momento in cui raggiungerai lo status di pensionato, scoprendo l’amara verità di una rendita decisamente più bassa delle attese. In quel momento sarà troppo tardi per porvi rimedio.
INPS: UN SISTEMA AL COLLASSO
C’è da ricordare un concetto base. Oggi il sistema pensionistico pubblico italiano si fonda sulla ripartizione. Con una mano prende risorse dai contributi di chi lavora, con l’altra mano li versa a chi non lavora più. Senza considerare che, per fare questo, l’Inps chiede aiuto ogni anno allo Stato, poiché le risorse non sarebbero sufficienti a pagare tutti gli assegni in vigore.
Prova allora ad analizzare alcuni parametri macroeconomici, finanziari e demografici che ci aiutano a capire quale potrà essere il sistema previdenziale pubblico italiano del prossimo futuro.
Dal punto di vista macroeconomico, tutti i principali valori sono preoccupanti. Il Pil è passato dai 1.677 miliardi di euro nel 2016 ai 1.570 miliardi del 2020. Nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione si attesta intorno al 10,5%.
Tra gli indicatori finanziari, preoccupa il rapporto debito/Pil, Che ha sfondato il 160%. La spesa per interessi rappresenta il 3,5% del Pil.
IN ITALIA SEMPRE PIU’ VECCHI: CHI LAVORA PER PAGARE I CONTRIBUTI?
Non meno preoccupante la situazione dal punto di vista demografico: la popolazione italiana è sempre più vecchia, ed ormai in costante decremento. Già prima della pandemia si registrava un calo dello 0,36% annuo. In media, si fanno 1,3 figli per donna. Questo dato, unito alla longevità della vita media in Italia (tra le più alte al mondo), genera un indice di vecchiaia superiore al 179%, che secondo le proiezioni Istat arriverà al 280% nel 2050. Tradotto, vorrebbe dire la presenza di tre persone over 65 anni per ogni minorenne.
Questi dati sono sufficienti per farti capire che il sistema pensionistico attuale non è sostenibile. Infatti, in termini di spesa pensionistica, la situazione è preoccupante già da tempo. Lo Stato spende ogni anno un quinto delle proprie risorse in pensioni. Significa un esborso quattro volte superiore a quanto viene investito per scuola, ricerca e sviluppo. Soltanto nei decenni successivi al 2050 si prevede un leggero calo della spesa previdenziale: troppo tardi per te che stai leggendo questo articolo.
IL TASSO DI SOSTITUZIONE
E proprio a te, dopo tutti questi dati, voglio dare un consiglio da amico, prima ancora che da consulente finanziario.
Ti propongo una considerazione in apparenza semplicistica, ma nella realtà molto efficace e convincente, per invitarti a riflettere e ad agire subito di conseguenza.
Osserva le due tabelle sottostanti:
I numeri che vedi indicati rappresentano il cosiddetto tasso di sostituzione, espresso in percentuale rispetto all’ultimo reddito. In altre parole, grazie al tasso di sostituzione si può simulare quale sarà l’assegno pensionistico in rapporto allo stipendio o reddito da lavoro. Ad esempio, un lavoratore autonomo che andrà in pensione nel 2040 con 40 anni di contributi otterrà dall’INPS un assegno pensionistico mensile che varrà soltanto il 46% del suo ultimo reddito.
E’ evidente che possiamo ormai scordarci il “famoso” e desiderato rapporto 1:1 tra stipendio e pensione. La realtà è molto meno favorevole, e una grande sfida è rappresentata dalla continuità lavorativa, dato che ogni anno non lavorato potrà causare una riduzione della pensione superiore all’1%.
Se sei convinto che già così questi numeri siano spaventosi, pensa che il tasso di sostituzione è stimato dalla Ragioneria Generale dello Stato basandosi su ipotesi economiche e demografiche assolutamente ottimistiche rispetto allo scenario attuale (clicca qui per leggere il documento completo). Un controsenso a mio giudizio, dato che quando si deve pianificare una questione così importante e delicata come la pensione, sarebbe opportuno ragionare per difetto, non per eccesso.
AGISCI ORA! CREA IL TUO PILASTRO PREVIDENZIALE INDIVIDUALE
Concludendo, nei prossimi decenni assisteremo inevitabilmente ad un allargamento del gap previdenziale. La pensione pubblica, seppure garantita, sarà sempre più magra, e non basterà più per vivere come facciamo oggi…
Per questo motivo, è indispensabile avere chiaro in mente che non esistono alternative alla costruzione di un “pilastro previdenziale integrativo” individuale.
Più presto si abbandonerà l’infondato ottimismo di cui ho parlato in apertura di questo articolo, meglio sarà. Una volta compresa la profondità del problema ci si potrà impegnare ad individuare le possibilità di risolverlo con metodo e pazienza.
Ricorda che stiamo parlando di un tema fondamentale, che riguarda un periodo lunghissimo della tua vita, 20-30 anni circa. Pensa a quante cose hai fatto nei 20 anni passati della tua vita, pensa a quante risorse economiche hai impiegato e pensa a quanti problemi avresti incontrato se non avessi avuto i soldi necessari. Proietta questa riflessione nel futuro, e sarà chiarissima la necessità di impegnarsi in ogni modo per arrivare finanziariamente preparati al momento in cui smetterai di lavorare.
Scopro oggi questo blog, e sono totalmente d’accordo con quanto messo in evidenza. .
C’è una grande ignoranza in materia di pensioni, poco conoscono l’argomento e molti lo capiscono quando è troppo tardi. .
Felice di trovare un blog come quelli dei tempi d’oro di internet, aggiornato, interessante, orientato alla condivisione della conoscenza più che al profitto da click. Bel lavoro!