Ci ricorderemo del Coronavirus per molto tempo. E molte persone, purtroppo, si ricorderanno del Covid-19 anche quando scopriranno, loro malgrado, che per causa sua dovranno andare in pensione più tardi e con una rendita molto più bassa di quanto speravano o credevano.
Già, perché anche se sembra strano, c’è più di un elemento che collega la pandemia che stiamo vivendo con il tema della pensione. Cerchiamo di capirne di più in questo post.
COSA C’ENTRA IL CORONAVIRUS CON LA PENSIONE?
Ricordiamo intanto che la previdenza sociale, in Italia, è una questione delicata già da molto tempo. Le casse dell’Inps sono in grave difficoltà, i contributi che i lavoratori versano ogni mese non sono sufficienti nemmeno per coprire la spesa per le pensioni attuali, e quindi nulla viene accantonato per il futuro. Anzi, lo Stato italiano è costretto a integrare il fabbisogno dell’Inps versando all’ente previdenziale ogni anno oltre 110 miliardi di euro, per consentire il regolare pagamento delle prestazioni.
In sostanza, i lavoratori di oggi, con i loro “accantonamenti” (termine improprio, direi), stanno pagando le pensioni agli anziani di oggi. Per la loro pensione, ad oggi nessuno sta facendo niente.
Basterebbero già queste notizie per preoccuparsi. Ma c’è di più.
L’Italia è un Paese che sta invecchiando, si sa. La demografia è totalmente sfavorevole ad un ricambio generazionale regolare. Il numero medio di figli per donna è pari a 1,32 (ne servirebbero 2,1 per mantenere l’equilibrio), molti giovani pensano ad un futuro all’estero, la vita media delle persone anziane si allunga: ecco il mix perfetto che determina l’invecchiamento della popolazione italiana. Questo significa un aggravio ulteriore della situazione dell’Inps nei prossimi anni: meno giovani lavoratori vogliono dire meno contributi incassati, più anziani vogliono dire pensioni da pagare più a lungo. Con quali soldi???
3 MOTIVI (+1) PER CUI DOVRESTI PREOCCUPARTI DELLA TUA PENSIONE
Ora, il Covid-19 ci ha messo lo zampino per complicare ancora le cose.
Gli elementi principali di preoccupazione indotti dall’emergenza Coronavirus sono 3: vediamoli insieme.
1 – AGGRAVIO DELLE SPESE SOCIALI
Cassa integrazione per i dipendenti, indennità mensile per i lavoratori autonomi, contributi straordinari di vario genere. L’Inps è stata travolta da una richiesta di denaro enorme ed improvvisa, e certamente la risposta del suo presidente, Pasquale Tridico, non è stata delle più confortanti. “Fino a maggio non ci sono problemi di liquidità“, ha affermato Tridico in una intervista a fine marzo: cioè, per due mesi stiamo tranquilli, poi si vedrà… Ora, senza voler essere catastrofisti, una simile dichiarazione deve far prendere coscienza a tutti gli italiani di quanto il bilancio dell’Inps sia “precario” già oggi, e di come lo sarà sempre di più in futuro.
Per questo ti invito a non fare troppo affidamento sulle risorse pubbliche. L’ho detto prima, nessuno oggi sta facendo nulla a favore delle pensioni future, gli enti pubblici vivono “alla giornata” sperando che, in futuro, un rimedio si trovi.
Ecco perché è indispensabile che tu inizi ad occuparti personalmente della tua capacità di mantenerti anche durante la vecchiaia. E’ plausibile, infatti, che in futuro si dovrà intervenire in maniera pesante sugli importi e sulle modalità di erogazione delle pensioni statali perché il sistema possa rimanere in piedi. Credere che le cose possano rimanere immutate, e soprattutto confidare nelle attuali stime che puoi fare per la tua pensione (la famosa busta arancione…), potrebbe riservarti amare sorprese nel prossimo futuro…
A proposito: hai ricevuto la busta arancione? Hai già fatto una simulazione di quale sarà la tua pensione pubblica, e di quando potrai percepirla? Hai verificato sul sito dell’Inps la tua posizione contributiva, per vedere che non ci siano “buchi” o mancanze?
Se non l’hai mai fatto, o se vuoi avere chiarimenti sui dati che hai rilevato, contattami per una prima consulenza gratuita.
2 – MENO LAVORATORI, MENO CONTRIBUTI
Gli effetti del Coronavirus sul mercato del lavoro sono sotto gli occhi di tutti. Il cosiddetto lockdown ha costretto molte persone a interrompere le loro attività. Alcuni posti di lavoro andranno persi per diverso tempo, perché molte aziende stanno riducendo il personale nel tentativo di contenere i costi. Altri lavoratori per fortuna non smetteranno di avere un impiego, ma si vedranno costretti a riconvertirsi a nuove mansioni, in tal modo perdendo la continuità contributiva dei versamenti previdenziali che c’era fino ad oggi.
Queste, ed altre analoghe, sono situazioni che impatteranno anche sulle future pensioni dell’attuale generazione di lavoratori, per due motivi. Innanzitutto perché ogni mese di contributi non versati ha un peso nella determinazione del futuro assegno di rendita mensile per ciascuno di noi. Ma soprattutto perché, a livello di sistema, verranno meno i contributi di tutti coloro che perdono o interrompono il lavoro: l’Inps avrà dunque meno entrate, e nello stesso tempo dovrà preoccuparsi di fornire un sostegno economico ad un maggior numero di disoccupati. Sono tutte risorse economiche che non potranno essere impiegate per le future pensioni, perché servono nell’immediato per altri scopi.
In altre parole, come già ricordato sono soldi che i lavoratori versano in teoria per costruirsi la propria pensione ma che, invece, vengono spesi per le esigenze di altre persone.
Ed ecco allora che torna prepotente per te il bisogno di tutelarti in qualche modo, iniziando a crearti una “pensione di scorta” che ti consentirà di non dover dipendere da nessuno quando sarà il momento in cui ne avrai bisogno.
2.1 – IL CROLLO DELLE NASCITE
C’è un ulteriore elemento da tenere in considerazione. Con l’aumento della disoccupazione in Italia causata dal Covid-19, si stima che nel prossimo biennio si sperimenterà anche un crollo delle nascite nel nostro Paese. Se nel 2019 si sono registrati oltre 435.000 bimbi venuti al mondo in Italia, adesso si teme che il 2020 ed il 2021 si chiudano con un numero di nascite inferiore a 400.000 unità. Se confermata. questa tendenza aggiungerà un elemento di incertezza alla sostenibilità del sistema previdenziale nel lungo termine, dato che saranno sempre meno i soggetti che, in età lavorativa, contribuiranno ad alimentare le casse dell’Inps. Ovvio che si tratta di un effetto “a lunga scadenza”, ma i trentenni di oggi devono aver ben chiare queste dinamiche… perché saranno loro ad avere bisogno di questi neonati che saranno i lavoratori del periodo in cui verrà il loro momento per andare in pensione.
3 – PIL NEGATIVO, NESSUNA RIVALUTAZIONE DEI CONTRIBUTI VERSATI
Se i due elementi visti finora manifesteranno i loro effetti nel medio termine, c’è anche un terzo aspetto da non trascurare, che invece sin da subito avrà una incidenza negativa sulle pensioni di molti italiani.
Avrete certamente sentito dire che il Pil dell’Italia registrerà una violenta contrazione nel corso del 2020, a causa di tutti gli effetti negativi legati al lockdown. Le stime più recenti ipotizzano una riduzione del Pil italiano superiore al 10% rispetto all’anno precedente.
Quello che forse non sai, però, è che all’andamento del Pil è vincolata anche la rivalutazione del montante contributivo (cioè dei soldi che ogni lavoratore versa nel corso degli anni e che costituiscono la base su cui verrà calcolata la sua pensione). In altre parole, la pensione futura sarà più corposa se il Pil dell’Italia cresce, mentre sarà più magra per i periodi in cui l’Italia rallenta. Il calcolo viene fatto considerando la media del Pil degli ultimi 5 anni.
Senza entrare in complicati calcoli, è importante capire che il drammatico calo del Pil che verrà certificato quest’anno proietterà i suoi effetti negativi sulla media quinquennale per molti anni a venire: cioè, per molti anni il montante retributivo non si rivaluterà affatto, e questo sarà la causa di pensioni pubbliche future molto più basse di quanto si potesse stimare fino ad oggi.
Il grafico seguente evidenzia ciò che accadde alla rivalutazione del montante contributivo in seguito alla crisi del 2008: è inevitabile che la cosa si ripeterà nei prossimi anni.
E’ TEMPO DI AGIRE: PREVIDENZA!
Riassumendo, l’emergenza Covid-19 ha evidenziato con maggior clamore – se ce ne fosse stato bisogno – che il sistema pensionistico pubblico italiano è sull’orlo della crisi.
Non è più il tempo di pensare che sarà lo Stato a preoccuparsi di te, e che la tua vecchiaia sarà economicamente uguale a quella dei tuoi nonni o dei tuoi genitori.
I soldi pubblici per quello scopo sono finiti: l’Italia non è riuscita a garantire finanziariamente le cure mediche a 100.000 persone, immagina come potrà garantire la pensione a 10 milioni di anziani.
Come sempre, la principale ricchezza di cui puoi disporre è gratuita ma limitata, e si chiama TEMPO. Quanto prima inizierai a preoccuparti del tuo futuro finanziario, e tanto maggiori saranno le soddisfazioni che ne potrai trarre. Agisci ora!
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